Morte di Papa Francesco, il pensiero del Presidente Stefano Zamagni
Intervista della Responsabile degli Affari Istituzionali della Lumsa Human Academy, Francesca Turrisi, al Presidente della Fondazione.

In occasione della scomparsa di Papa Francesco, la Dott.ssa Francesca Turrisi, Responsabile degli Affari Istituzionali della Lumsa Human Academy, ha intervistato il Presidente della Fondazione, Prof. Stefano Zamagni, che per anni è stato molto vicino al Santo Padre.
Di seguito riportiamo l'intervista:
Dott.ssa Francesca Turrisi: “Presidente, qual è, secondo Lei, il messaggio che Papa Francesco ci lascia a conclusione del suo Pontificato?”
Presidente Prof. Stefano Zamagni:"Letum non omnia finit, che vuol dire “non tutto finisce con la morte” era la vecchia frase usata dai romani per fare riferimento all’opera dei grandi personaggi. Nel caso di Papa Francesco, non solo non tutto finisce, ma direi che tutto quello che ha seminato durante i 12 anni di Pontificato, continuerà a dare frutto per tanti anni a venire. Papa Francesco ha capito, meglio di ogni altro intellettuale od esperto teologo, la differenza tra Cristianesimo e Cristianità.
Il Cristianesimo è sempre lo stesso, nel corso del tempo i suoi principi fondativi non sono mai cambiati e mai cambieranno. Invece la Cristianità è l’involucro storico del Cristianesimo, cioè la traduzione nella realtà, della storia di quei principi immutabili.
Nel Novembre del 2019, parlando nell’occasione della festa natalizia ai membri della Curia romana, Papa Francesco ebbe l’ardore di dire: «Cari Fratelli, sappiate che la Cristianità che abbiamo ereditato dalla modernità è terminata». Molti giornalisti non esperti, confondendo Cristianesimo e Cristianità, scrissero nei giorni successivi: «il Papa ha dichiarato la fine del Cristianesimo». Dopo poco, si corressero e molti chiesero anche scusa. Questo per sottolineare uno degli elementi di novità di questo Papato: il Papa ha voluto dire che dobbiamo preparare la Cristianità, modello storico di incarnazione del Cristianesimo, per la post - modernità. Oggi siamo entrati in questa fase e quella della modernità l’abbiamo lasciata due-tre decenni fa. Il suo invito è: “dobbiamo, alla luce dei principi immutabili del Cristianesimo, dare la nostra interpretazione di fenomeni quali: la iper globalizzazione, la rivoluzione delle tecnologie del digitale, la finalizzazione dell’economia, la crisi della democrazia e così via”. Questo è un messaggio di una forza incredibile, perché Papa Francesco non si è limitato, come molti altri fanno, a suggerire di mettere cerotti di fronte alle difficoltà che tutti avvertiamo, ma ci ha insegnato a reinterpretare le ”res novae” di questa fase storica, non dimenticando che il Cristianesimo è l’unica religione incarnata nella storia. La storia si evolve e cambia, è chiaro che deve cambiare anche il rivestimento che la ricopre, perché il Cristianesimo è una religione incarnata non incartata, cioè sulla carta; non è un insieme di principi scritti nella roccia come le tavole della Legge di Mose'. Il senso è dare un impulso notevole a tutti, in particolare agli uomini, cioè agli esseri umani di cultura, di non continuare a ripetere solo con parole nuove, concetti e modelli di comportamenti ereditati dal passato, ma di innovarli. In questo senso, quello che Papa Francesco ha fatto negli anni, non è stato proporre una strategia di cambiamento, ma una strategia di trasformazione: bisogna trasformare, non basta più cambiare".
Dott.ssa Francesca Turrisi: "Presidente, negli anni in cui ha avuto un rapporto personale con Sua Santità, e negli ultimi due, in qualità di Presidente della nostra Fondazione, avete avuto modo di discutere sul modo in cui le Organizzazioni del Terzo Settore, come la nostra, possano essere una occasione per diffondere la trasformazione di cui ci ha parlato poco fa?"
Presidente Prof. Stefano Zamagni: "Uno dei principi cardine della Dottrina Sociale della Chiesa da sempre, è il principio di sussidiarietà. Questo Papa non si è mai stancato di mettere in campo questo principio, anche all’interno di discorsi piuttosto complessi. Per attuare il principio di sussidiarietà, occorre pensare ad un modello di ordine sociale, ovvero di organizzazione della società, basato su tre pilastri: lo Stato, il Mercato e il Terzo Settore.
L’idea basica è che questi tre pilastri debbano interagire tra di loro e se devono interagire in condizioni di parità è evidente che i soggetti che continuiamo a chiamare del ”Terzo Settore” debbano avere un ruolo di cooperazione con gli altri, ma di autonomia, perché questo, fino ad ora, non si è pianamente realizzato. Gli Enti del Terzo Settore sono sempre rimasti legati a volte allo Stato, altre al Mercato, ma non in condizione di autonomia.
Papa Francesco lo sapeva, anche perché proveniva da una esperienza come quella del suo Paese, l’Argentina e ha sempre sottolineato questa urgenza. Non possiamo venirne fuori se continuiamo a ragionare in termini di modello duale o bipolare, ovvero Stato-Mercato, che hanno un ruolo importante, a volte decisivo, ma non di totalità, dunque bisogna coinvolgere anche il Terzo Settore."
Dott.ssa Francesca Turrisi: "A conclusione di questa breve intervista , ci racconta un Suo ricordo personale di Papa Francesco?"
Presidente Prof. Stefano Zamagni: "Io ho avuto una frequentazione robusta con il Papa; come ricordo spesso, ho alloggiato, durante gli anni della mia Presidenza alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, a casa Santa Marta, dove pure lui alloggiava e, come tutti sanno, lui non ha mai pranzato e cenato da solo, ma andava a mensa, nella quale accedevano tutti gli ospiti.
Quando accadeva che fossi li, mi invitava a sedermi al tavolo con lui, parlando del più e del meno in maniera simpatica; questa cosa mi ha sempre colpito. Di solito personaggi di quel calibro vogliono essere attorniati dai loro pari, cosa che lui non ha mai fatto.
Un altro ricordo personale, è accaduto al compimento dei miei 80 anni; in Vaticano, raggiunta quell'età, bisogna abbandonare tutte le cariche, ed è toccato anche a me per la Presidenza dell'Accademia. Il Papa ha ritenuto, per continuare a farmi collaborare, di nominarmi Presidente Onorario, consentendomi così, di continuare a partecipare alle attività e al lavoro di coordinamento e progettazione delle iniziative dell’Accademia.
Infine un ultimo ricordo: sono rimasto molto sorpreso, quando proprio in occasione del mio ottantesimo compleanno, vidi arrivare a Bologna, nella casa in cui vivo, un plico strano che non avevo mai visto, che conteneva una lettera scritta di suo pugno, in cui mi faceva gli auguri e scriveva alcune frasi simpatiche che ho conservato con grande apprezzamento.
Lui lo faceva con tutti coloro i quali poteva avere un qualche tipo di rapporto e non nascondeva mai il lato umano della relazione, virtù questa non molto diffusa, perché, soprattutto se si è un grande intellettuale, si preferisce una certa distanza, che lui non ha mai coltivato. Basta vedere come coccolava i bambini, cosa che faceva anche con gli adulti, nelle forme adeguate al caso. Questo è un ricordo personale che conservo con grande gratitudine. Mi auguro che il suo successore voglia continuare con rinnovata forza nella direzione da lui tracciata".

